mercoledì 24 marzo 2010

INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE DI FORZA ITALIA


Parlare di comunicazione di Forza Italia significa, prima di tutto, parlare della comunicazione di Silvio Berlusconi e, in secondo luogo, parlare essenzialmente – anche se non esclusivamente – di comunicazione televisiva. Sin dalle origini, infatti, la comunicazione di partito ha avuto il suo punto di forza nell’uso che Berlusconi ha saputo fare del mezzo televisivo. Molto è stato scritto sul ruolo giocato dalla televisione nel promuovere e sostenere l’affermazione elettorale di Forza Italia nel 1994 e nel caratterizzare la campagna elettorale di quell’anno come la più mass-mediale mai svoltasi in Italia. Anche se l’impatto prodotto dalla televisione sull’orientamento delle scelte di voto non si presta con facilità a quantificazioni oggettive e condivise da parte degli studiosi di comunicazione e dei politologi,[1] è un dato di fatto che le elezioni del 1994 hanno segnato un punto di non ritorno, stabilendo un livello di “ingerenza” del mezzo televisivo nelle campagne elettorali italiane dal quale non ci si è più allontanati – nemmeno dopo l’introduzione della legge sulla par condicio.[2] L’entrata in scena di Forza Italia fu decisiva nel fare precipitare il cambiamento, anche se è difficile sostenere che esso non sarebbe avvenuto ugualmente, magari con maggior gradualità, in un contesto di accresciuta pervasività del sistema dei media all’interno della società italiana e di minore capacità dei partiti di utilizzare le proprie organizzazioni come reti di mobilitazione e propaganda. Il ricorso massiccio alla televisione come strumento di comunicazione politica è, peraltro, condiviso dai partiti di tutta Europa – senza parlare di quelli americani – che hanno fatto proprie da tempo le logiche della comunicazione mediale (spettacolarizzazione, semplificazione, leaderizzazione).

Se, per alcuni versi, la comparsa di Forza Italia ha rappresentato una “modernizzazione” della comunicazione politica italiana, essa ha anche rappresentato un nuovo modello di rapporto fra i media e le organizzazioni partitiche.

Nel 1994 la comunicazione di Silvio Berlusconi supplì alla mancanza di organizzazione di Forza Italia e, in un certo senso, l’intera “operazione Forza Italia” può essere qualificata come un’operazione di comunicazione. La potenza del fenomeno comunicativo che ne segnò l’origine diffuse all’interno del movimento berlusconiano l’idea che nella raccolta del consenso i network televisivi potessero supplire ai network organizzativi, che le reti virtuali della comunicazione assorbissero il bisogno di reti territoriali compiutamente e classicamente “di partito”. Lo sviluppo dell’organizzazione di Forza Italia ha dovuto fare i conti anche con questo atteggiamento culturale che, in una certa misura, sopravvive ancora oggi, nonostante abbia progressivamente fatto breccia all’interno del gruppo dirigente la consapevolezza della necessità di declinare il messaggio politico anche attraverso strutture organizzative di partito.

Un’analisi approfondita della comunicazione televisiva di Forza Italia e di Silvio Berlusconi potrebbe essere l’oggetto di un volume monografico a parte. Gli strumenti della comunicazione di Forza Italia, tuttavia, non si esauriscono con la televisione. La cartellonistica, ad esempio, è stata impiegata in numerose occasioni, sin dalle origini: i primi manifesti furono affissi nel dicembre 1993 per invitare i cittadini a “scendere in campo” fondando un club Forza Italia; seguirono poi i manifesti elettorali, quelli pubblicizzanti le manifestazioni del partito, le campagne adesioni, il congresso nazionale, i congressi delle associazioni interne e la possibilità di diventare rappresentanti di lista. Per un uso estensivo della cartellonistica da parte di Forza Italia si è dovuto però attendere l’autunno 2000, quando una serie di maxi poster, uniformi nello stile e centrati sulla fotografia del volto di Berlusconi, tappezzarono le città italiane sintetizzando in slogan immediati i punti principali del programma del partito in vista delle elezioni della primavera successiva. Si trattò di una campagna di affissioni massiccia, che durò nove mesi e che fu particolarmente efficace nell’attirare l’interesse della gente (anche in forma satirica) e nel condizionare la risposta comunicativa dell’avversario di Berlusconi, Francesco Rutelli, che dal gennaio 2001 lanciò una campagna di manifesti centrati sulla propria immagine partendo proprio da uno dei temi centrali della campagna berlusconiana – la sicurezza.

Strumento efficace di comunicazione è diventato nel tempo anche il sito web del partito (forza-italia.it).[3] Lanciato nel febbraio del 1995 e curato da Antonio Palmieri, il sito è passato attraverso alcune revisioni che ne hanno progressivamente migliorato i servizi offerti, rendendolo più interattivo (soprattutto nelle parti che stimolano i visitatori “a dire la propria” sugli eventi politici), più informativo (gli aggiornamenti sono quotidiani), più “mobilitante” (ogni documento, ad esempio, può essere “spedito ad un amico”) e più ricco di sezioni tematiche, che coprono tutte le attività di Forza Italia dal livello dell’Europarlamento a quello dei coordinamenti e degli enti locali. Il sito ha sempre dedicato particolare spazio ai discorsi ed alle interviste rilasciate da Berlusconi e ha pubblicato interamente i suoi due libri, il primo dei quali (L’Italia che ho in mente) è stato “scaricato” da oltre 40.000 visitatori. Forza Italia ha inoltre attivato da alcuni anni una newsletter telematica di informazione politica (“Contatto”, che a fine 2000 veniva inviata via e-mail a 15.000 simpatizzanti) ed una intranet di partito (“Azzurranet”), messa a disposizione dei dirigenti di Forza Italia e di tutti i candidati della Casa della Libertà in occasione delle elezioni politiche del 2001, contenente servizi utili alla campagna elettorale – come i format per i manifesti, un argomentario dei temi da utilizzare e una sintetica rassegna stampa commentata. Molti eletti – e candidati- di Forza Italia, inoltre, hanno aperto siti web personali e lo stesso hanno fatto gruppi consiliari, coordinamenti locali e singoli club.

Forza Italia, a differenza della maggioranza dei partiti italiani, non ha mai mostrato l’intenzione di voler ricorrere al più classico degli strumenti di informazione e comunicazione dei partiti politici, il giornale di partito – per il quale esistono, peraltro, finanziamenti pubblici. Ha però sempre potuto contare sulla vicinanza ideologica di alcuni quotidiani nazionali, quali “Il Giornale”, di proprietà di Paolo Berlusconi, “L’Opinione”, ex organo di stampa del Pli, “Il Giorno”, “La Nazione” e il “Resto del Carlino”, tutti e tre della casa editrice MonRif, partecipata da Mondadori, “Libero” e “Il Foglio”, diretto da Giuliano Ferrara, spesso, peraltro, pungente verso il leader e la linea di Forza Italia. Vicina alla linea politica espressa da Berlusconi è anche la rivista “Panorama”. All’interno di Forza Italia si contano numerose newsletter pubblicate a livello locale da club, gruppi consiliari e coordinamenti territoriali, ma si tratta in genere di pubblicazioni irregolari, con una circolazione limitata e, spesso, una vita breve. L’unica iniziativa di rilievo è “Linea Azzurra”, una newsletter trimestrale curata dal coordinamento nazionale di Forza Italia che dal gennaio 2000 è inviata a tutti gli iscritti.

A completare il quadro delle iniziative di comunicazione di Forza Italia, occorre ricordare le manifestazioni pubbliche, alle quali è sempre stato dato grande risalto mediatico. Le manifestazioni, spesso organizzate con i partiti alleati, si intensificarono a partire dal 1996 ed ebbero spesso al centro la protesta contro le politiche governative. Una delle iniziative di maggior successo fu probabilmente quella tenuta nell’ottobre 1998 in Piazza San Giovanni a Roma, luogo classico delle manifestazioni della sinistra: la grande affluenza alla manifestazioni dimostrò una inedita capacità del centro-destra di mobilitare la gente e di “rubare le piazze” alla sinistra. Svariate furono anche le manifestazioni organizzate nella stessa giornata e sullo stesso tema in varie città – spesso in tutti i capoluoghi di provincia – con collegamenti via satellite per la diretta del discorso di Berlusconi (uno degli esempi fu la manifestazione del 13 novembre 1997 contro l’IRAP). Dal 1999 in avanti le manifestazioni di Forza Italia persero presero parte del carattere di protesta (con l’eccezione della manifestazione contro la par condicio) e diventarono prevalentemente occasioni per presentare pubblicamente le posizioni programmatiche del partito: tipiche, in questo senso, furono manifestazioni tematiche denominate Tax Day (Verona, 27 maggio 1999) Security Day (Milano, 16 ottobre 1999), Labour Day (Napoli, 26 febbraio 2000), Sport Day (Roma, 7 marzo 2001), Social Day (Torino, 24 marzo 2001). Un’iniziativa di comunicazione a parte, fra le più spettacolari di Forza Italia, infine, fu certamente la “Azzurra”, la “nave della libertà” che dal 30 marzo all’8 aprile 2000 circumnavigò allegramente non solo l’Italia ma anche la legge sulla par condicio.

Luca Checola


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[1] Un calcolo del numero di elettori che la televisione avrebbe contribuito a spostare verso il centro-destra in occasione delle elezioni del 1994 è tentato da Ricolfi L. in Elezioni e mass media. Quanti voti ha spostato la televisione, in “Il Mulino”, 1994, n. 5, pp. 1031-1046

[2] Legge 22 febbraio 2000, n. 28 “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22 febbraio 2000

[3] Dal novembre 2008, data in cui è nato il Popolo della Libertà, composto da Forza Italia e Alleanza Nazionale, è cambiato in www.ilpopolodellalibertà.it

giovedì 11 marzo 2010

Lombardia 2010: i programmi elettorali

Il programma elettorale, proprio perché si viene giudicati su ciò che si propone, è l’impegno del candidato, e di conseguenza della sua coalizione, nei confronti dell’elettore, il contratto che questi tre attori politici sottoscrivono al momento del voto. L’immagine delle coalizione che deve emergere dal programma, quindi, non deve essere quella di diffusore di buone novelle per accalappiare voti elettorali, ma di una costante presenza a fianco dell’elettorato, come interprete, nonché risolutore dei suoi problemi. Dal programma elettorale si capisce se un candidato vuole veramente essere interprete delle aspirazioni dei cittadini-elettori, portabandiera di progettualità, di sviluppo e di rigore economico, di rinnovamento, di certezze.
Un valido programma elettorale dovrà mirare a:

contenuti ed obiettivi mirati alla tipologia di elezione;
creazione di un rapporto con l’elettorato.

Non esiste un programma buono per tutti gli usi, in grado quindi di accontentare tutti, proprio perché alcune scelte richieste da parte degli elettori negano interessi di parte, richiedono la fine di taluni privilegi, implicano impostazioni e visione nuove. Nel programma elettorale un candidato deve mettere insieme un progetto di “casa politica” nella quale poter accogliere il proprio elettorato. Il successo di una competizione elettorale è dovuta da tante cose: il giusto messaggio, l’efficace utilizzo dei media, leader e candidati validi, tuttavia quello che non potrà mancare sarà il programma elettorale. La formazione del programma prevede come passaggi fondamentali la scelta degli obiettivi che si vogliono conseguire e quindi lo sviluppo delle idee portanti; l’osservanza di questo processo mette in grado il candidato di “mirare” il programma alle specifiche esigenze del mercato elettorale. La scelta degli obiettivi del programma è certamente uno dei problemi chiave nelle elezioni; questi obiettivi potranno essere generali e comuni, ma anche specifici, visto che la segmentazione elettorale prevede situazioni diversificate, bisogna che ad ognuna di essa vengano date risposte appropriate. I temi che invece debbono caratterizzare il programma elettorale dovranno al tempo stesso rinforzarne la sua attualità e validità e quindi assicurare alla campagna elettorale credibilità ed efficacia. Questi temi potranno essere segnalati nell’ambito di una serie di occasioni pre-elettorali, nonché più propriamente elettorali:

Ricerca del mercato politico-elettorale;
studio dei segmenti elettorali-obiettivo;
attualità.

Entriamo ora nel dettaglio dei programmi elettorali dei due maggiori principali candidati alla Presidenza della Regione Lombardia. La prima cosa che salta subito all’occhio appena entriamo nei rispettivi siti internet è che entrambi puntano sulla condivisione del programma elettorale, Penati: “Il programma condiviso con te”, Formigoni: “Costruiamo il programma”. Questa impostazione è sicuramente buona ma molto pericolosa; infatti un’impostazione del genere crea da una parte grande coinvolgimento e partecipazione degli elettori dall’altra anche tante aspettative e nel momento in cui i rispettivi staff non rispondessero alle proposte degli elettori o, ancora peggio, il futuro presidente non tenesse in considerazioni i tanti suggerimenti dei cittadini provocherebbe una grande delusione e una forte rabbia, creando così un malcontento difficile da risanare. In definitiva, buona l’idea ma ci vuole un’ottima organizzazione per gestirla.

PROGRAMMA ELETTORALI

Ottima la scelta di Filippo Penati e del suo staff nella scelta del merito e del metodo del suo programma elettorale. Sono 10 i punti toccati da Penati, un giusto numero, né troppo corto né troppo lungo (vi ricorderete tutti l’errata scelta fatta dall’Unione per le elezioni politiche del 2006 quando presentò un programma di 200 e più pagine). Ottima anche la scelta degli argomenti, tutti di strettissima attualità. È un programma che si riferisce non solo ai “classici” elettori di centrosinistra storicamente più sensibili a temi quali il lavoro, l’ambiente, ma anche proposte in merito al fisco per le imprese e la famiglia o l’idee in merito alla diminuzione della burocrazia. Insomma giusto cercare di rispondere al maggior numero di elettori, siano essi di centrosinistra o di centrodestra: per vincere non bastano solo i voti del proprio schieramento. Roberto Formigoni ha invece deciso di non pubblicare il suo programma elettorale sul suo sito internet (http://www.formigoni.it). Anche questa ovviamente è una decisione legittima dimostrando evidentemente che il programma elettorale non è uno strumento che possa fare la differenza in campagna elettorale. Sicuramente ci sono le sue proposte che si possono conoscere grazie alle sue dichiarazioni ufficiali, e questa sembra essere la sua strategia, soprattutto con il supporto dei nuovi strumenti comunicativi (you tube e social network), ma questo è diverso dalla stesura di un programma elettorale. Questo potrebbe essere interessante, nel senso che al posto di scrivere un programma che poi leggeranno in pochi, si utilizzano nuovi strumenti che vengono usati da molti per veicolare il messaggio. Probabilmente però sarebbe opportuno fare entrambe le cose: stipulare un programma elettorale, breve, incisivo e coerente e allo stesso tempo usare i nuovi mezzi di comunicazione per rafforzare il proprio concetto, cercando per esempio di offrire pillole e rimandando al programma per una proposta più precisa. Inoltre sempre nel suo sito internet è presente una sezione “discorsi” – in cui vengono presentate tutte le sue dichiarazioni, e citando anche le cose fatte da lui e dalla sua maggioranza: questa è una strategia che ritengo giusta in quanto è assolutamente opportuno impostare una campagna elettorale sulle cose fatte, soprattutto per un candidato che è da 15 anni alla Presidenza della Regione. Questa è una strategia comune al centrodestra infatti Silvio Berlusconi è sempre stato poco favorevole alla stesura di un programma elettorale. Non sono pochi coloro che affermano che il programma elettorale può risultare inutile per vincere, ma questo in teoria non dovrebbe giustificare la sua assenza.

Luca Checola