sabato 9 gennaio 2010

MA NON SI POTEVA INIZIARE PRIMA!??!!

Ciao a tutti,
leggete questo interessante articolo pubblicato su http://espresso.repubblica.it/dettaglio/regionali-2010:-il-pd-ha-gia-perso/2118377/8: "Regionali 2010. Il PD ha già perso? E' stato pubblicato il 29 dicembre 2009. Lo trovo assolutamente interessante in quanto mi è servito per pormi alcune domande; e sopratuttto: "Ma perchè il PD non ha deciso di organizzarsi molto prima?" e anche: "Cosa ha avuto da fare in tutti questi mesi?" Questa non vuole essere assolutamente una critica "ideologica" anzi, ma si basa proprio sulla logica, ovvero tutti sanno che le regionali sono assolutamente un appuntamento (forse) decisivo per le sorti del segretario Bersani e per il PD e allora perchè non preparare questo appuntamento in modo assolutamente perfetto (o quasi). E' da quando è stato scelto Bersani che il PD si interroga sul "problema" delle alleanze e penso che non abbia ancora trovato la strada giusta...
E' per tutto questo e molto altro che ogni giorno che passa sono sempre più convinto che in Italia servano veri e importanti CONSULENTI POLITICI!!!! Speriamo bene...
Vi riporto l'articolo

Mentre i candidati del Pdl fanno campagna elettorale, nel centrosinistra si litiga furiosamente. Intanto i primi sondaggi sono catastrofici. E la segreteria Bersani rischia una bocciatura al primo esame

Massimo D'Alema l'aveva detto: basta con i leader improvvisati, pieni di ideali ma poveri di capacità, bisogna tornare ai professionisti della politica. Quelli che sanno cucire alleanze, muovere le pedine nei corridoi, stabilire intese per arrivare al 51 per cento dei consensi.

Detto fatto, alla segreteria del Pd è arrivato Bersani, che aveva spiegato agli elettori Pd - durante il confronto con Franceschini e Marino - che «il più antiberlusconiano è quello che manderà a casa il Cavaliere, non quello che gli urla contro di più».

Tutto molto bello, in teoria. Peccato che al primo scoglio politico serio - le elezioni regionale della primavera prossima - il Pd si stia avvicinando come un'armata Brancaleone.

Nel Lazio, mentre la Polverini ha già tappezzato le città con i suoi manifesti - non si riesce neppure a trovare un candidato: scartata l'ipotesi Zingaretti, esclusa l'idea Melandri, si rischia di arrivare alle elezioni con un rappresentante di bandiera ignoto ai più, Esterino Montino: l'ex assessore comunale che sta facendo il "reggente" da quando Piero Marrazzo si è dimesso. L'Italia dei Valori però insiste per provare con la Serracchiani, mentre alla base del centrosinistra si chiede di fare delle primarie di coalizione, nella speranza di arrivare a un candidato più "alto" (come potrebbe essere Emma Bonino). La Polverini intanto ha incassato l'appoggio dell'Udc di Casini, che potrebbe rivelarsi determinante.

In Lombardia la partita è chiusa in partenza. Formigoni si ricandida, ha l'appoggio dei suoi e dell'Udc, e vincerà a mani basse, forse contro Penati. Anche il Veneto è destinato al centrodestra, con il ministro Zaia già in campagna elettorale mentre il centrosinistra non ha ancora un candidato. In Piemonte il candidato di centrosinistra c'è (è l'uscente Mercedes Bresso) che ha ottenuto l'appoggio di Casini, ma il centrodestra con il leghista Roberto Cota rischia di fare il colpaccio. Così come in Liguria, altra regione che il centrosinistra rischia di perdere (anche se l'uscente Burlando si è assicurato i voti di Casini). In Puglia si sa come stanno andando le cose, con Nichi Vendola fatto fuori dalle nomenclature dei partiti e il caos che regna sulla candidatura Emiliano. Ancora più drammatica è la situazione in Campania, dove l'eredità lasciata da Bassolino sta dando i suoi frutti in termini di consenso al Pdl.


Insomma, secondo i sondaggi il Pd può contare solo quattro regioni sicure: Emilia, Toscana, Umbria e Marche. Mentre Liguria, Piemonte, Basilicata, Puglia e Calabria sono considerate incerte (ma solo nelle prime due le speranze appaiono più fondate) . Già date per perse la Campania e la regione Lazio. Inutile perfino competere in Lombardia e Veneto.

Insomma, nel caso migliore il centrosinistra perderebbe 7-6, nel caso peggiore 9 a 4. Uno scenario, quest'ultimo, che fa venire i brividi alla schiena ai maggiorenti del Pd, che sarebbe ridotto a un partito appenninico. E per Bersani il primo esame sarebbe una bocciatura completa.

Ma prima del voto ci sono ancora tre mesi (si andrà alle urne il 27 e il 28 marzo) e tutto, forse, potrebbe cambiare: specie in un paese come l'Italia dove lo scenario politico è molto mobile. Che cosa ne pensi?

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